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I Longobardi ed il maiale

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Negli scavi relativi alle principali località Longobarde in Italia, si trovano tracce di allevamenti di maiali e polli. Gli ovini e caprini fornivano il latte lavorato poi e trasformato mentre i bovini erano principalmente allevati oper il lavoro nei campi ed il trasporto; si macellavano solo in età adulta. L'allevamento del maiale era essenziale nell'economia del tempo. Se ne ricavava carne ed altri prodotti come lo strutto ed il lardo. I suini domestici, lasciati a pascolare in libertà nei boschi attorno ai villaggi (sotto la sorveglianza del porcarius), si accoppiavano con i cinghiali generando popolazioni suine dai caratteri misti. 
Nella prima raccolta scritta delle leggi longobarde (Editto di Rotari del 643 d.c.), si puniva l'uccisione del "magister porcarius", il moderno norcino, con una multa di 50 soldi d'oro mentre un capraio ne valeva solo 20 ed un contadino solo 16.
La legislazione vietava anche il pignoramento della carne di maiale perchè vivere senza maiale voleva dire cadere nell'angoscia della fame e della miseria.
Questo popolo misurava i boschi in base al numero di suini che potevano sfamare con ghiande o altro, e non in base all'estensione.
Durante gli spostamenti portavano appesi alle spalle alcuni prosciutti per garantirsi pasti veloci ma sostanziosi e frugali nel contempo.
I maiali di quell'epoca erano fisicamente assai diversi da quelli allevati oggi: erano molto più magri e snelli, con un peso variabile dai 30 agli 80 kg, avevano zampe lunghe e sottili e una testa grande dotata di muso appuntito, orecchie corte, portate in posizione eretta, e pelle di colore scuro.